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Gli scandali finanziari degli anni 2000 e la reazione del legislatore italiano

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Gli scandali finanziari degli anni 2000 hanno posto in evidenza le responsabilità del sistema finanziario e creditizio. I dissesti si sono diffusi come un’epidemia investendo l’economia reale, danneggiando il risparmio delle famiglie[3] e complicando la situazione delle piccole e medie imprese. La dimensione degli scandali non poteva essere ricondotta semplicemente alle responsabilità di una ristretta categoria di managers. L’intero sistema finanziario era entrato in crisi.

La risposta del legislatore italiano è stata il varo della legge 28 dicembre 2005, n. 262 contenente “Disposizioni per la tutela del risparmio e la disciplina dei mercati finanziari” con la quale si è inteso tutelare i risparmiatori non solo dal punto di vista sostanziale, ma anche da quello processuale[4].

Sotto il profilo processuale l’art. 27 della citata legge delegava il Governo ad adottare un decreto legislativo per l’istituzione, in materia di servizi di investimento, di procedure di conciliazione e arbitrato, da svolgersi in contraddittorio davanti alla Consob, per la decisione di controversie insorte fra i risparmiatori o gli investitori e le banche o gli intermediari finanziari circa gli adempimenti degli obblighi di informazione, correttezza e trasparenza nei rapporti contrattuali con la clientela.

L’esecutivo esercitava la delega con il D.lgs. 8 ottobre 2007, n. 179 che istituiva la Camera di conciliazione e arbitrato assegnandole i compiti previsti dal legislatore delegante.

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