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Breve excursus storico, la conciliazione nei tempi antichi (I parte)

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Dalla riforma del 2010 alla nota pronuncia della Consulta di fine 2012, fino a giungere alla conversione in legge del c.d. “Decreto del fare”, la materia della mediazione ha vissuto mutamenti profondi e sostanziali ed è stata al centro di un’attenzione mai così vasta rispetto al passato. Propulsore di tanta popolarità è stata l’obbligatorietà della mediazione, che ha spiccato il volo nei primi mesi del 2011, e poi ha visto tarpate le ali solo 18 mesi più tardi. Ma oggi è tornata con diversi cambiamenti, presentandosi come ulteriore opportunità per lo sviluppo e la crescita sociale. Peraltro il cammino sembra rafforzarsi con l’implementazione della direttiva comunitaria.

1. La conciliazione nei tempi antichi

La storia della conciliazione è vecchia come il mondo. Nelle società patriarcali esisteva il c.d. “saggio” incaricato di dirimere le controversie tra i componenti della comunità.

Con l’avvento dell’impero romano si usava tentare di risolvere una controversia mediante la conciliazione delle parti prima di recarsi davanti al pretore. Qualora le parti fossero arrivate ad un accordo mediante l’intervento di un terzo, il magistrato si limitava ad emettere una sentenza conforme all’accordo raggiunto.

Anche nel mondo cattolico si riscontrano numerosi esempi di mediazione finalizzati alla conciliazione. I parroci, a tutt’oggi, svolgono opera di conciliazione per dirimere le controversie insorte tra i fedeli, mentre le alte sfere ecclesiastiche svolgono attività di mediazione diplomatica fra gli Stati belligeranti.

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